Bishorn

Bishorn, 4253 m. Via normale dalla Cabane de Tracuit (Turtmanntal); con gli sci.

Caratteristiche: Gita impegnativa, essenzialmente glaciale, con grande spostamente e notevole dislivello, ma che riserva un percorso sciistico di grande soddisfazione su una bella montagna, penalizzata nella sua grandezza soltanto dalla vicinanza del colossale Weisshorn. L’ambiente spettacolare, al centro dei ‘4000’ del Vallese, rende giustamente rinomata questa salita che è quindi piuttosto frequentata. L’avvicinamento è lungo, privo dell’ausilio di impianti e, nella stagione favorevole, privo di neve nella parte bassa. L’ascensione, anche nel tratto per arrivare al rifugio, si svolge su ghiacciai a tratti ripidi con molti crepacci anche lungo il senso di marcia.

Difficoltà: BSA, F+

Dislivello: 1050 m, considerata la risalita sul Brunegg Gletscher

Carte: CNS 1:50.000 f. 5006, Matterhorn Mischabel;  CNS 1:25.000 f. 1328, Randa;  CNS 1:25.000 f. 1327, Evolène.

Accesso: Autostrada Gravellona Toce fino a Domodossola, Passo del Sempione, Briga; oppure autostrada di Aosta, Gran San Bernardo, Martigny. Da Briga o da Martigny percorrere la valle del Rodano fino alla località di Turtmann. Inoltrarsi nella Turtmanntal e risalirla fino a Gruben.

Avvicinamento: Punto d’appoggio più conveniente è la Cabane de Tracuit, 3256 m, raggiunta in 5-6 ore da Gruben, con un dislivello complessivo di 1500 m. Dal parcheggio al fondo del pianoro di Gruben, in località Vord. Sanntum, 1900 m circa, percorrere la carrareccia fino alla diga a q. 2174. Attraversarla e proseguire su sentiero o neve in direzione del Brunegg Gletscher, lasciando a destra la morena che separa questo ghiacciaio dal Turtmann Gletscher. Passare ai piedi dello sperone roccioso su cui sorge la Turtmann Hütte e puntare al canalino ripido e stretto detto Barrloch (2.30-3 ore). Risalirlo (100 m, 40-45°) uscendo nei pressi del promontorio roccioso detto Gassi, a circa 2600 m. Mettere piede sul Brunegg Gletscher e rimontarlo. Superata una zona seraccata, ad una quota tra i 2950 e i 3000 m dove il ghiacciaio spiana, attraversalo in direzione ovest fino a che è possibile scendere, transitando sotto lo sperone nord dello Stierberg, sul sottostante pianoro glaciale del Turtmann Gletscher a q. 2800 circa, ai piedi di una grande seraccata (pericolo di scariche di ghiaccio). Risalire il Turtmann Gletscher lungo la sua sponda sinistra orografica, a fianco della seraccata (crepacci), fino alla Cabane de Tracuit, 3256 m, posta su un dosso roccioso nei pressi dell’omonimo colle (2.30-3 ore, in totale 5-6 ore).

Salita: Dal rifugio rimontare il ghiacciaio in diagonale verso est, lungo pendii facili ma crepacciati (anche nel senso di marcia), fino ad un ripiano sottostante la q. 3591. Da qui salire a destra il lungo dosso glaciale che in alto si fa man mano più ripido (30-35°, crepacci) fino al colletto tra le due vette (circa 4120 m). Abbandonati gli sci, salire a destra per la breve e panoramica cresta sulla cima principale del Bishorn, 4153 m (3-3.30 ore).

Discesa: Lungo l’itinerario di salita (4.30-5 ore fino al parcheggio).

Se io do una cosa a te

Con i miei pards Paolo e Atz partiamo da Torino forse con troppo comodo e, quando lasciamo il parcheggio al fondo della Turtmantal, siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Camminiamo sulla sterrata sci a spalle fino alla diga, che forma uno splendido lago blu cobalto ancora in parte gelato, inciampando in sassi lilla, violetti e grigi.

Stiamo salendo verso la Cabane de Tracuit, destinazione di domani il Bishorn con gli sci. A dispetto delle nostre speranze vediamo la neve ancora lontana. Ci trasciniamo gli sci sul sacco lungo le tracce e gli ometti che costeggiano la morena sino ai piedi della Turtman Hütte, dove finalmente inizia la neve. Qui, vista l’ora, festeggiamo con un picnic. Per l’occasione Atz tira fuori un salame cremonese che vale la fatica di averlo portato fin lì. Mentre gli amici lamentano il lungo spallaggio degli assi, io mi permetto di ricordare che, contando anche le risalite, abbiamo fatto appena un quinto del dislivello complessivo di questa due giorni e che perciò il rapporto tra sci ai piedi e sci a spalle resta ampiamente favorevole. Mi sembrano poco convinti. Non mi resta che sfoderare l’ultimo argomento: apro la borraccia col vino che sarebbe destinato alla cena.

Ora possiamo calzare gli sci. Incerti su quale sia, tra due possibili candidati, il canalino Barloch, ci infiliamo in quello più ripido e stretto, dritto dinanzi a noi, e ci azzecchiamo. Il canalino culmina all’inizio del Brunegg Gletscher dove la vista si apre sulla cima slanciata del Brunneghorn e sulla parete nord del Bishorn. Calzati nuovamente gli sci risaliamo il ghiacciaio su neve molto bagnata. Rimontiamo ad intuito un dosso tra due zone crepacciate e sbuchiamo sotto l’incombente e valangoso Stierberg in un punto da cui possiamo scendere sul pianoro glaciale ai piedi della grande seraccata del Turtmann Gletscher.

A questo punto incominciano i guai. Le pelli di Atz non ne vogliono sapere di riattaccarsi, né con la colla spray, né con il biadesivo né infine con la colla vera e propria. Le pelli sono fradice ed è un disastro. Nei vari tentativi passiamo mezz’ora sotto il tiro dei seracchi, uno sempre di guardia. Ma se anche ci accorgessimo che vien giù qualcosa, che potremmo fare, volare? Alla fine l’amico monta l’unica pelle di riserva che abbiamo su uno sci, mentre sull’altro mette soltanto i coltelli e prova a ripartire. Fa molto, troppo caldo. Nell’ultimo tratto di salita, a lato della seraccata, la neve è pesante. Atz procede con fatica e si sta facendo tardi. A Paolo viene in mente che si potrebbe chiedere in prestito una pelle a qualcuno su al rifugio. Lasciamo Atz. E partiamo entrambi: Paolo, più veloce, si occuperà della pelle, io comincerò a preparare la cena, dal momento che il rifugio non è custodito. Raggiunta rapidamente la Cabane de Tracuit, l’amico ottiene un paio di pelli da un gruppo di tre italiani e riparte immediatamente, scarico, alla volta di Atz.

La capanna è molto affollata. Un gruppo di giovani francofoni è indaffarato a spaccare legna per la stufa e far fondere grandi pentoloni di neve. Ce n’è anche per noi. Metto a scaldare l’acqua per la minestra e preparo i letti con le coperte in dotazione. Intanto scopro che i connazionali che ci hanno prestato le pelli sono in difficoltà con il cibo, perché pensavano che il rifugio fosse custodito. Manco a farlo apposta, trovo così il modo di ricambiare il favore che ci hanno fatto fornendo loro del cous cous, di cui noi abbondiamo, un pezzo di dado e tre formaggini con cui riescono a cucinare almeno una zuppa nutriente.

Dopo più di un’ora giungono anche Paolo e Atz. Avevo anticipato ai pards che oggi la salita sarebbe stata un po’ lunga e faticosa. E’ diventata epica. Ora nubi di calore stazionano sulle vette dei colossi che ci circondano, negandoci il tramonto. Rapida cena. Paolo, molto affaticato, ingerisce soltanto del tè e non può apprezzare la minestra innaffiata con la mia barbera che in quota acquista sempre molti punti. Dopo cena Paolo e Atz si danno da fare con le pelli cercando di ripristinarle, mentre io lavo le poche stoviglie, preparo il tè per domattina e riempio le borracce di acqua. Insomma, sempre impegnato nella bassa manovalanza. Poco dopo siamo a dormire. Il rifugio è un tetto e una coperta.

Ad una sera senza tramonto segue un nuovo giorno con un’alba radiosa che rischiara man mano le cime che si sono finalmente materializzate attorno a noi: Zinal Rothorn, Obergabelhorn e Dent Blanche. A nord-est la catena di monti che sovrasta la Valle di Sion si staglia scura contro il cielo tinto di arancio. Il nero gendarme del Weisshorn si erge arcigno ad oriente della Tete de Milon. Il ghiacciaio acquista una luminosità azzurrina striata dai riflessi arancio del cielo.

Consumiamo un’abbondante colazione, ci prepariamo con calma e partiamo tra gli ultimi. Le pelli di Atz sono asciugate e la colla pare tenere bene. Circa a metà percorso, veniamo superati dalle due ragazze che abbiamo visto aggirarsi nella cucina con fare insonnolito mentre ci accingevamo a partire. Hanno un passo da skirunner. Sotto al colletto tra le due cime le incrociamo che già scendono.

Dal colle lo sguardo si apre sulle creste della Nadelgrat e del Weissmies-Lagginhorn. Di fronte a noi la parete nord del Weisshorn è un impressionante appicco di seracchi e ripidissimi scivoli nevosi, alto più di 1000 metri. Tolti gli sci procediamo facilmente a piedi, contornando una meringa spumosa dalle morbide linee costruita dal vento, e tocchiamo la vetta. La cresta del Weisshorn è spettacolare, rocciosa e irta di pinnacoli fino al Gran Gendarme e poi nevosa e lineare fino in vetta. Ad ovest sono apparsi la Dent d’Hérens, l’isolato Grand Combin e il massiccio del Bianco, di cui si distingue in particolare la cresta dei Droites e dell’Aiguille Verte.

In discesa banchi di neve ancora fresca si alternano a tratti di neve leggermente ventata, in ogni caso bella da sciare. Ad un certo punto incontriamo le due ragazze di prima, ferme. Una sta male. Chiediamo se ha bisogno di aiuto, ma la ragazza dice che deve soltanto riprendersi un po’. Non riesco purtroppo a reprimere un ancestrale sentimento di rivalsa di cui subito mi pento. Poi incontriamo un pendio di firn dove anche il più mediocre sciatore può esibire curve tirate con il compasso.

La musica cambia nel ripido corridoio glaciale sotto la Cabane de Tracuit: neve orribilmente marcia e pesante. In qualche modo ne usciamo e poco dopo mezzogiorno siamo al pianoro prima della risalita. Rimontiamo le pelli, comprese quelle di Atz che oggi vanno benissimo. La risalita sembra eterna. Quando riprendiamo la discesa, la neve man mano migliora dove la pendenza si attenua, fino all’imbocco del canalino, che scendiamo a piedi. Inforcati nuovamente gli assi ci fermiamo dove termina la neve, sugli stessi sassi, accanto allo stesso ruscello, esattamente alla stessa ora di ieri e Atz tira fuori un fondo dello stesso salame che è ancora magicamente avanzato. Peccato che la barbera sia davvero finita.

1-2 giugno 2002

Salendo verso il Bishorn
Il Weisshorn con la Cresta Nord visto dal Bishorn