Non si può parlare di traversata delle Alpi in sci senza citare coloro che ne sono stati i precursori.
Si deve partire da Leon Zwingelstein, che nel 1933, in assoluta autonomia, con una tendina auto costruita, da Grenoble scende a Nizza, risale a Chamonix, percorre il Vallese, l’Engadina, i Grigioni, il Silvretta e ritorna a Chamonix attraverso l’Oberland, un percorso che, pur non coprendo tutto l’arco alpino, nella sua complessità rappresenta la prima grandiosa applicazione di competenza, resistenza, fantasia e libertà nella ricerca di un itinerario alpino in sci sulle lunghe distanze.
Segue poi Walter Bonatti che, con Lorenzo Longo, nel 1956 parte dai pressi di Tarvisio, nelle Carniche, e raggiunge il Col di Nava, nelle Liguri, senza soluzione di continuità. Solo recentemente ho scoperto che i due erano in competizione con i fratelli Detassis e Alberto Righini, non approdati alla notorietà ma che in sostanza hanno condiviso con Bonatti questa prima traversata integrale in sci delle Alpi.
Ma la prima traversata integrale e solitaria è da attribuirsi a Jean-Marc Bois, il quale, ispirato dal libro di Léon Zwingelstein, nel 1970 effettua la traversata da Nizza, nelle Alpi Marittime, a Badgastein, nel Tirolo Orientale.
Va poi ricordata l’esperienza del Gruppo Sci Alpinistico CAI UGET di Torino, che, dal ‘65 al ’75, porta a termine il raid in sci delle Alpi piemontesi e valdostane, da Viozene al San Gottardo.
E arriviamo ai francesi fratelli Odier che nel 1983 compiono d’un fiato e in assoluta autonomia, anche loro con tendina al seguito, la traversata dal Tirolo Orientale a Mentone, con un percorso che in parte ricalca all’inverso quello di Bois.
Più recentemente c’è stato infine l’exploit del piemontese Paolo Rabbia che, all’inizio del 2009, effettua la prima traversata integrale, solitaria e invernale delle Alpi sulle orme di Bonatti, dai pressi di Tarvisio a Garessio, impiegando soltanto due mesi.