Breithorn Occidentale e Castore

Breithorn Occidentale, 4165 m. Salita: via normale dal versante sud; discesa: sul Bivacco Rossi Volante (Valtournenche, Val d’Ayas); con gli sci.

Caratteristiche: Il Breithorn Occidentale, il cui avvicinamento è facilitato dagli impianti di risalita che salgono fino a oltre 3800 m, è il più facile ‘4000’ delle Alpi. Il percorso è perciò sempre ben battuto e anche eccessivamente frequentato. Nonostante la presenza dei vicini impianti, il panorama dalla vetta è comunque eccezionale, soprattutto sull’incredibile infilata di tutte cime del Rosa che si dispiega a oriente.

Difficoltà: BS

Dislivello: circa 700 m da Plateau Rosa

Carte: CNS 1:50.000 f. 5006, Matterhorn Mischabel; CNS 1:50.000 f. 294, Gressoney.

Accesso: Dall’autostrada di Aosta uscire a Chatillon, svoltare nella Valtournenche e percorrerla fino a Cervinia.

Avvicinamento: Salire con gli impianti di Cervinia fino a Plateau Rosa.

Salita: Dal Plateau Rosa, 3480 m, seguire il frequentatissimo percorso che, a fianco di impianti e piste, sale all’ampia sella tra il Piccolo Cervino e la Gobba di Rollin. Attraversare lo skilift della Gobba di Rollin e con ampio semicerchio a sinistra, pianeggiante, giungere nei pressi del Colle del Breithorn, 3826 m (1.30 ore). Da qui proseguire a sinistra lungo un dosso glaciale che diviene man mano più ripido (attenzione a possibili crepacci nel senso di marcia), fino a che conviene compiere una lunga diagonale a sinistra passando alla base di una caratteristica e sottile fascia rocciosa e tagliando poi il ripido versante meridionale della montagna (35°) fino a portarsi sul margine superiore dell’ampio pendio. Con una diagonale a destra si raggiunge la sommità del Breithorn Occidentale, 4165 m. (1.15 ore, totale 2.45 ore). Un’alternativa interessante consiste nel proseguire sul dosso glaciale, svoltando poi a destra per superare un’impennata più ripida (40°) al termine della quale si traversa a destra per raggiungere il colle tra la cima Occidentale e quella Centrale. Dalla sella percorrere quindi in ramponi la bella cresta est, a tratti un po’ affilata ma mai difficile, ponendo attenzione alle cornici sullo scosceso versante svizzero (1.30 ore, totale 3 ore).

Discesa: Ritornati al Colle del Breithorn (0.30-0.45 ore), la discesa sul Plateau Rosa si compie lungo lo stesso itinerario di salita (0.45 ore, totale 1.15-1.30 ore). Per giungere al Bivacco Rossi Volante, dal Colle del Breithorn scendere un centinaio di metri verso il Grande Ghiacciaio di Verra (possibili crepacci) fino a che è possibile portarsi sulla terrazza superiore del ghiacciaio. Percorrerla orizzontalmente (crepacci) fino alle pendici dello scivolo nevoso meridionale della Roccia Nera dove questo spiana e si raccorda a un evidente sperone roccioso. Discendere lo sperone per pochi metri, su neve e facili roccette, fino a trovarsi esattamente sopra il Bivacco Rossi Volante, 3750 m, prima non visibile, incastonato su un terrazzino. Il bivacco è una bella costruzione in legno a 12 posti che nel 1995 ha sostituito la vecchia struttura a semibotte. E’ anche possibile raggiungere il bivacco scendendo dal Colle del Breithorn sul Grande Ghiacciaio di Verra (possibili crepacci) fino a toccare un plafond a circa 3680 m e compiendo poi un lungo traverso pressoché orizzontale che taglia pendii abbastanza ripidi e transita sotto i seracchi che sostengono la terrazza superiore dello stesso ghiacciaio, fino ad arrivare ai piedi dello sperone che emerge dal ghiacciaio su cui è eretto il bivacco Rossi e Volante, da qui ben visibile. Aggirare lo sperone a destra per neve e facili roccette giungendo al bivacco lateralmente (1.30-1.45 ore, totale 2-2.30 ore dalla cima del Breithorn Occidentale).

Castore, 4228 m. Salita: via normale dal versante ovest; discesa: via normale per la cresta sud-est (Val d’Ayas, Valle di Gressoney); con gli sci.

Caratteristiche: Il Castore è una delle cime più belle della catena del Monte Rosa, glaciale e rocciosa, con il suo largo e imponente sperone sud-ovest che sprofonda nel Piccolo Ghiacciaio di Verra. La traversata si svolge in uno dei più spettacolari ambienti di alta montagna. Il versante ovest del Castore rappresenta un magnifico terreno sci alpinistico, tuttavia severo e non banale. L’ascensione, pur essendo poco impegnativa per il modesto dislivello, non è perciò da sottovalutare.

Difficoltà: BSA

Dislivello: circa 500 m dal Bivacco Rossi Volante; circa 800 m dal Rifugio Guide d’Ayas

Carte: CNS 1:50.000 f. 5006, Matterhorn Mischabel; CNS 1:50.000 f. 294, Gressoney

Accesso: Per la salita: all’uscita autostradale di Chatillon svoltare nella Valtournenche e seguirla fino a Cervinia; oppure: dall’uscita autostradale di Verrès svoltare nella Valle d’Ayas e seguirla fino al termine, alla frazione di Saint-Jacques. Per la discesa: dall’uscita autostradale di Pont San Martin imboccare la Valle di Gressoney e risalirla fino alla frazione di Staffal, in fondo alla valle.

Avvicinamento: Punti di partenza sono il Bivacco Rossi Volante o il Rifugio Guide d’Ayas. Per il Bivacco Rossi Volante, 3750 m salire con gli impianti di Cervinia al Plateau Rosa, 3480 m e da qui seguire il frequentatissimo percorso che, a fianco di impianti e piste, sale all’ampia sella tra il Piccolo Cervino e la Gobba di Rollin. Attraversare lo skilift della Gobba di Rollin e con ampio semicerchio a sinistra, pianeggiante, giungere nei pressi del Colle del Breithorn, 3826 m (1.30 ore). Dal colle scendere un centinaio di metri verso il Grande Ghiacciaio di Verra (possibili crepacci) fino a che è possibile portarsi sulla terrazza superiore del ghiacciaio. Percorrerla orizzontalmente (crepacci) fino alle pendici dello scivolo nevoso meridionale della Roccia Nera, dove questo spiana e si raccorda a un evidente sperone roccioso. Discendere lo sperone per pochi metri, su neve e facili roccette, fino a trovarsi esattamente sopra il Bivacco Rossi Volante, 3750 m, prima non visibile, incastonato su un terrazzino. Il bivacco è una bella costruzione in legno a 12 posti che nel 1995 ha sostituito la vecchia struttura a semibotte. E’ anche possibile raggiungere il bivacco scendendo dal Colle del Breithorn fino a un plafond a circa 3680 m sul Grande Ghiacciaio di Verra (possibili crepacci) e compiendo poi un lungo traverso pressoché orizzontale che taglia pendii abbastanza ripidi e transita sotto i seracchi che sostengono la terrazza superiore del ghiacciaio, fino ad arrivare ai piedi dello sperone su cui è eretto il bivacco Rossi e Volante, da qui ben visibile. Aggirare lo sperone a destra per neve e facili roccette giungendo al bivacco lateralmente (1.30-1.45 ore, totale 3-3.15 ore). Per il Rifugio Guide d’Ayas alle Rocce di Lambronecca, 3420 m da Saint-Jacques, 1689 m, salire lungo la sterrata al Pian di Verra Superiore, 2320 m (2 ore). Nella stagione indicata per questa ascensione il percorso è ormai privo di neve. In alternativa si può raggiungere il Pian di Verra Superiore utilizzando il servizio di fuoristrada da Saint-Jacques. Dal Pian di Verra Superiore risalire il vallone verso il Piccolo Ghiacciaio di Verra. Ad una quota di circa 2750 m salire a sinistra il ripido pendio morenico del Grande Ghiacciaio di Verra fin sulla cresta e seguirla giungendo al Rifugio Mezzalama, 3036 m. Da qui proseguire tra risalti e avvallamenti ad una lingua residuale del Ghiacciaio di Verra. Attraversarla orizzontalmente in direzione dello sperone delle Rocce di Lambronecca su cui sorge il Rifugio Guide d’Ayas. Rimontare i ripidi pendii a destra dello sperone, giungendo ad un ultimo tratto di cresta rocciosa attrezzata che conduce al rifugio (1.30 ore, totale 3.30 ore).

Salita: dal Bivacco Rossi Volante scendere a sinistra, per roccette e neve ripida, sul ripiano della Porta Nera, 3731 m. Dirigersi in leggera salita alla base della cresta sud-ovest del Polluce, circa 3800 m, e continuare a traversare orizzontalmente fin nei pressi del Colle di Verra, 3846 m (1 ora). Qui si può giungere anche dal Rifugio Guide d’Ayas, 3420 m, in 1.30 ore, lungo il crepacciato Grande Ghiacciaio di Verra, normalmente percorso da una buona traccia. Dai pressi del Colle di Verra, innalzarsi sulla ripida parete ovest del Castore (fino a 40°), prestando attenzione ai crepacci presenti, in sci fin dove possibile poi eventualmente a piedi, raggiungendo la crepaccia terminale sulla sinistra, poco sotto la cresta nord-ovest. Superata la terminale, solitamente facile, salire in ramponi il ripido ma breve pendio seguente che adduce ad una spalla della cresta nord-ovest. Seguire ora la breve cresta, sottile ed aerea, fino alla vetta del Castore, 4228 m (1.30, totale 2.30-3 ore).

Discesa: Si può svolgere lungo la via di salita per ritornare rispettivamente al Bivacco Rossi Volante e a Cervinia (3 ore), oppure al Rifugio Guide d’Ayas e al Pian di Verra Superiore (2.30 ore). Per compiere la traversata scendere in ramponi la facile cresta sud-est del Castore, scavalcare il modesto rilievo della successiva punta Felik, quindi, in prossimità del Colle del Felik, svoltare a destra a 180° (sud-ovest) e scendere in sci il ripido pendio (35°) del Ghiacciaio del Felik che poi raccorda su declivi più dolci (attenzione ai crepacci). Voltando man mano verso sud, si giunge al ripiano dove si trova il Rifugio Quintino Sella, 3585 m (1-1.30 ore). Il nuovo rifugio, inaugurato nel 1981 è custodito nella stagione sci alpinistica. In ogni caso, il vecchio rifugio funge da locale invernale. In caso di ritirata, calarsi sulle ripide pendici del Ghiacciaio del Felik subito sotto il rifugio lato Gressoney (35°), in direzione sud-est. Dopo 100-150 metri, aggirare sulla sinistra un primo salto roccioso. Traversare poi a destra sotto di esso, fino ad imboccare un evidente e ripido vallone incassato (fino a 40°), tra le quote 3189 m e 2981 m. Il canale si stringe in un imbuto largo non più di 4 o 5 metri che, con neve poco abbondante, è sbarrato da un saltino roccioso. Discenderlo con cautela in ramponi. Poi il vallone si allarga nuovamente e, ricalzati gli sci, percorrerne il margine destro su pendenza decrescente e proseguire nell’ultimo tratto del vallone canale, ormai in vista del fondo della valle del Lys. Raggiungere la sponda del torrente Lys e costeggiarla fino a raggiungere i parcheggi di Staffal, 1850 m (2-2.30 ore, totale 3-4 ore).

Il calore umano

L’itinerario del famoso raid scialpinistico intitolato a Ottorino Mezzalama, lunga cavalcata sul filo dei 4000 tra Cervinia e Gressoney, che solca i pendii glaciali tra i più belli del gruppo del Rosa, possiede un fascino cui è difficile sottrarsi, nell’ipotesi ovviamente di percorrerlo in qualche giorno anziché in qualche ora. Attratti da questa prospettiva, io e i miei fratelli Fulvio e Pino e l’amico Antonio programmiamo, in questo anno di eccezionale innevamento, una tre giorni in cui effettuare questo classico raid, pernottando al Bivacco Rossi Volante e poi all’invernale del Rifugio Quintino Sella.

Dopo avere portato un’auto al fondo della Valle di Gressoney, un venerdì di giugno saliamo di prima mattina a Cervinia. Il cielo è leggermente velato e già lungo la valle si sente il vento. Brutto segno: c’è il rischio che gli impianti non vengono attivati. Arriviamo a Cervinia in tempo per la partenza della prima cabina ma purtroppo, come temuto, l’apertura degli impianti è sospesa. Con il meteo buono sarebbe davvero un peccato andasse tutto all’aria. Fortunatamente, dopo una paziente attesa, Eolo si placa e gli impianti possono partire. Tuttavia arriviamo al Plateau Rosa che è già un po’ tardi. Oggi vorremmo salire strada facendo il Breithorn Occidentale, sperando che nel frattempo nessuno ci preceda al bivacco, dotato di soli sei striminziti posti.

Calziamo gli sci e partiamo. Al colle del Breithorn lasciamo un deposito e saliamo leggeri verso la cima. Il vento non è proprio cessato. Sarà per questo o per l’ora inconsueta, sta di fatto che sull’itinerario, solitamente frequentatissimo, siamo da soli e in cima viviamo in intimità tutta l’emozione per la conquista di uno dei nostri primi ‘4000’.

Tornati al deposito, rimettere sulle spalle gli zaini pesanti ci riporta alla più materiale realtà del raid. Dal colle ci portiamo sulla terrazza superiore del Grande Ghiacciaio di Verra, la via più logica per arrivare al bivacco senza dover scendere e poi risalire. Il lungo ripiano glaciale è privo di tracce e occorre aprirci il cammino nella neve ancora alta e già rammollita dal sole, aggirando ad intuito le numerose crepe. Per districarci in un nodo di crepacci orientati in varie direzioni impieghiamo parecchio tempo e soltanto nel pomeriggio giungiamo finalmente sopra alla piccola costruzione a semibotte del Bivacco Rossi Volante, arroccata su uno sperone roccioso che precipita a valle con un notevole salto. Per fortuna non c’è nessuno. Lo spiazzo antistante l’ingresso sarà largo un paio di metri e poi c’è il vuoto. Bisogna stare all’occhio. L’accesso da valle può avvenire solo di lato, attraverso un ripido pendio di neve che arriva a lambire le rocce dello sperone.

Siamo tutti piuttosto stanchi e la notte a 3800 metri ci preoccupa un po’, pur non sapendo ancora quel che ci attende. Riposti gli sci in luogo sicuro fuori del bivacco, ci sistemiamo e prepariamo qualcosa di caldo, l’unico vero pasto di oggi. Intanto il tepore inizia a diffondersi nel piccolo ambiente. Sul finire della giornata ci disponiamo a stenderci in cuccetta quando sentiamo delle voci e poi vediamo sbucare due tipi a piedi, con l’aria stravolta, anch’essi provenienti dal Plateau Rosa. Ci chiudiamo nei sacchi a pelo in modo da lasciare spazio ai nuovi arrivati.

Il più provato dei due alpinisti preferisce occupare il pavimento. Ne ha ben donde, dal momento che inizia a stare male e a vomitare. La posizione vicino alla porta si rivela assolutamente strategica. Il fatto è che poi il poveretto non ha tregua per tutta la notte, e di conseguenza nemmeno noi. Siamo allo stretto e dopo poche ore il piacevole tepore si muta in un caldo soffocante. Non vediamo l’ora di lasciare il bivacco. Alla sveglia, fatichiamo a preparare un tè e far su gli zaini, poi uno alla volta lasciamo il bivacco e i suoi due occupanti, cui auguriamo il meglio e di cui non sapremo più nulla. Il cielo si è mantenuto pulito e il vento non ha mollato. Mettiamo i ramponi, carichiamo gli sci sui sacchi e scendiamo il ripido pendio ghiacciato che si raccorda con il ripiano della Porta Nera.

Calzati gli sci, procediamo nel lungo traverso che contorna la cresta del Polluce e conduce al Col di Verra. Montiamo i coltelli e proseguiamo in sci sulla ripida parete ovest del Castore fino alla terminale. Saliamo con i ramponi e molta attenzione la sottile cresta nord-ovest e tocchiamo la cima mentre dalla Svizzera il vento inizia a trasportare tumultuose nuvole grigie. Il tempo sembra sospeso e trovarci quassù di nuovo soli è una forte emozione. Percorriamo la più tranquilla cresta sud-est e rimettiamo gli sci per discendere il ripido pendio sottostante la Punta Felik. Visto che siamo partiti appena è stato chiaro giungiamo al Quintino Sella che è ancora molto presto.

Scopriamo che il locale invernale è costituito da tutto il vecchio rifugio. Dentro fa un freddo cane, un termometro appeso ad un montante nel dormitorio segna -2°. Occorre vestirsi bene e indossare il piumino. Qui dobbiamo trascorrere tutto il lungo pomeriggio e passare la notte. Fuori intanto il meteo s’è volto decisamente al brutto e comincia a nevischiare. Si alza quella tormenta che spara orizzontalmente miriadi di aghi gelati. Il vento che l’accompagna scende con violenza dallo spartiacque, ora tutto incappucciato di nuvole. Il fronte sta lì, avvinghiato alle creste, mentre a valle splende il sole.

Ci barrichiamo nella piccola cucina vicino all’ingresso: un tavolo con quattro sedie, una stufa cui manca però la legna, un fornello ma senza bombola, due porte, una verso l’esterno e l’altra che dà accesso al dormitorio, una finestra che guarda la Valle di Gressoney. Usiamo con moderazione il nostro fornello giusto per sciogliere neve per le borracce e prepararci qualcosa di caldo. Il termometro ora segna in cucina +1°. Almeno non congeliamo più.

Con il sonno arretrato, proviamo a stenderci sul tavolato, ma il freddo ci respinge nuovamente in cucina, così soltanto dopo cena ci prepariamo davvero per dormire, in una situazione del tutto opposta a quella della notte precedente: siamo passati dall’affollato e caldo Rossi Volante al desolato e gelido Quintino Sella. Stavolta c’è tanto spazio ma manca un briciolo di calore umano, quel bel caldo soffocante della notte scorsa che ora rimpiangiamo.

Togliamo soltanto gli scarponi e ci infiliamo completamente vestiti nei sacchi a pelo, che non sono di piuma, poi ci avvolgiamo nelle coperte. Portiamo nei sacchi a pelo le borracce in modo che l’acqua per la giornata di domani non geli. Sentiamo il vento soffiare tutta la notte e percepiamo l’incombere minaccioso del fronte di nubi nere, a poche centinaia di metri dal rifugio. Togliersi di qui, soprattutto con scarsa visibilità, non sarebbe banale, benché abbiamo previsto una via di fuga nella Valle di Gressoney lungo un impegnativo itinerario sciistico che evita la cresta del sentiero estivo.

 In qualche modo anche questa notte passa. Al suono della sveglia, un’ora prima dell’alba, uno si alza e va a guardar fuori. La situazione è stazionaria. Il vento è sempre molto forte, la tormenta perdura e ha accumulato una decina di centimetri di neve nuova, le nubi insistono nella stessa posizione di ieri a presidiare la cresta di confine. Il Passo del Naso è coperto. Tutti a dormire ancora un po’.

Un paio d’ore più tardi la situazione è peggiorata, il fronte si è abbassato e le sue propaggini lambiscono già il rifugio. Non è più il caso di attendere: ritirata veloce, finché si vede qualcosa. Mentre sul fornelletto scalda l’acqua per il tè, facciamo su le nostre cose. Poi usciamo nella bufera, sempre più violenta, e iniziamo a scendere, con visibilità appena sufficiente a orientarci. La via di fuga sciistica su cui ci siamo documentati inizia poco sotto il rifugio e sfrutta un pendio, lato Gressoney, lungo il quale occorre divallare. Il pendio si trasforma man mano in un canale piuttosto ripido che ad un certo punto si stringe in un imbuto sbarrato da un saltino roccioso. Qui dobbiamo togliere gli sci e disarrampicare alcuni metri con cautela.

Poi il vallone si allarga nuovamente e, rimessi gli sci, lo percorriamo fino al fondo dove ormai la pietraia emerge dalla neve, non lontani dal solco della Valle di Gressoney. Freddo e vento non ci hanno ancora abbandonati. Giunti sulla morena del Ghiacciaio del Lys, mentre ci destreggiamo tra cespugli di rododendro e grandi massi, bramiamo unicamente quattro mura riscaldate, animate dal brusio di avventori chiacchieroni e ridanciani, tra le quali rintanarci e mangiare un vero pasto caldo, quanto di più lontano da quella lotta con l’Alpe che forse ancora andiamo cercando.

15-17 giugno 1985

Il Breithorn Occidentale tra Dent d’Hèrens e Cervino (Foto di Enrico Randazzo)
Ultimo tratto della Cresta Nord-Ovest al Castore