Breithorn traversata

Roccia Nera, 4075 m – Gemello del Breithorn, 4106 m – Breithorn Orientale, 4141 m – Breithorn Centrale, 4160 m – Breithorn Occidentale, 4165 m. Traversata dal Rifugio Guide d’Ayas (Valle d’Ayas).

Caratteristiche: Via molto frequentata, completa e faticosa, dal notevole sviluppo e con alcune difficoltà tecniche, che consente di toccare ben cinque cime sopra i 4000 m in un ambiente spettacolare. Avvicinamento e discesa si svolgono su ghiacciai facili ma crepacciati. La cresta alterna tratti nevosi, a volte affilati, a tratti rocciosi. Se effettuata nel senso qui proposto, le difficoltà principali della traversata sono concentrate nella salita della rocciosa cresta est del Breithorn Centrale, di roccia abbastanza solida o misto. La discesa avviene lungo la facile via normale del Breithorn Occidentale.

Difficoltà: AD+

Dislivello: circa 950 m (compresi i saliscendi e la risalita finale sotto la Cresta sud-ovest del Polluce per ritornare al rifugio), di cui circa 200 m la cresta che ha uno sviluppo di circa 2,5 km.

Carte: CNS 1:50.000 f. 5006, Matterhorn Mischabel.

Accesso: Dall’uscita autostradale di Verrès svoltare nella Valle d’Ayas e seguirla fino al termine, alla frazione di Saint-Jacques.

Avvicinamento: Partenza dal Rifugio Guide d’Ayas alle Rocce di Lambronecca, 3420 m, 1100 di dislivello dal Pian di Verra Superiore, 2320 m (raggiunto a sua volta con il servizio di fuoristrada o a piedi in 2 ore da Saint-Jacques, 1689 m). Dal Pian di Verra Superiore prendere l’evidente sentiero con le indicazioni per i rifugi che conduce allo storico Rifugio Mezzalama, 3036 m, (2 ore) da cui il Rifugio Guide d’Ayas è già visibile. Dal Mezzalama proseguire su una traccia (segni gialli e ometti) che sale tra macereti e roccette ad una lingua residuale del Ghiacciaio di Verra. Attraversarla orizzontalmente (eventuali ramponi) in direzione dello sperone delle Rocce di Lambronecca su cui sorge il Rifugio Guide d’Ayas. Rimontare i ripidi pendii di sfasciumi e roccette a destra dello sperone, giungendo ad un ultimo tratto di cresta rocciosa attrezzata che conduce al rifugio (1.30 ore, totale 3.30 ore). L’attacco della traversata è sopra al Bivacco Rossi Volante, 3750 m.

Salita: Dal Rifugio Guide d’Ayas, 3420 m, seguire il frequentatissimo percorso, lungo il Grande Ghiacciaio di Verra, che conduce al Colle di Verra. Il ghiacciaio è molto crepacciato ma normalmente è presente una buona pista. A circa 3700 metri, seguire a sinistra la traccia che porta alla base della cresta sud-ovest del Polluce, circa 3800 m. Da qui scendere in direzione ovest fino a circa 3700 metri, ai piedi dell’isolotto roccioso su cui è situato il Bivacco Rossi Volante (3750 m, 1.30 ore). Salire al bivacco da destra per roccette e neve, quindi rimontare il nevoso e ripido versante sud della Roccia Nera (300 m da 35° a 40°). All’uscita piegare a destra fino alla sottile vetta nevosa della Roccia Nera (4075 m, 0.50 ore). Seguire ora a ritroso la facile cresta nevosa nord-ovest pressoché orizzontale (cornici sul versante svizzero) e salire per roccette innevate alla punta del Gemello del Breithorn (4106 m, 0.30 ore). Discenderne il roccioso versante ovest, verticale e spesso verglassato (consigliabili un paio di doppie, il primo ancoraggio si reperisce fatti pochi metri lungo la cresta ovest-nord-ovest e un altro a metà discesa). Ripresa la cresta nevosa e toccata una depressione (4055 m), si raggiunge senza particolari difficoltà la cima del Breithorn Orientale (4141 m, 0.45 ore, cornici sul versante nord). Calarsi lungo il ripido salto roccioso ad ovest della vetta con due doppie (ancoraggi presenti) mettendo piede sulla cresta nuovamente nevosa e percorrerla abbassandosi fino alla sella successiva. Da qui un pendio abbastanza comodo consente eventualmente di ripiegare sul Grande Ghiacciaio di Verra. Dalla sella si raggiungono rapidamente le rocce della cresta est del Breithorn Centrale, che presenta tre salti successivi. Il primo si può salire direttamente, con difficoltà fino al IV+ (2 brevi tiri di corda), o aggirare a sinistra (sud) lungo delle cenge per risalire poi un canale obliquo a destra (nevoso o roccioso, III max) che riporta in cresta a monte del primo torrione. Si sale il secondo risalto per un grande diedro-canale aperto e poco inclinato (placca fessurata, II e III) che termina sotto un piccolo torrione. Prima di raggiungerne la sommità, traversare a sinistra fino alla stretta insellatura tra il secondo e il terzo risalto. Scalare quest’ultimo sfruttando le rocce verticali, ma articolate e rotte, di un camino (II). La cresta riprende più stretta e con andamento orizzontale prima rocciosa e poi nevosa fino alla cima del Breithorn Centrale (4160 m, 2.15 ore). Scendere alla depressione 4088 m e percorrere l’ultimo tratto di cresta, nevosa e nuovamente affilata ma non difficile, fino al Breithorn Occidentale, punto più elevato della traversata (4165 m, 0.45 ore, totale 6.35 ore).

Discesa: Avviene per la cresta ovest e il versante sud del Breithorn Occidentale lungo le tracce della frequentatissima via normale fino nei pressi del Colle del Breithorn, 3826 m. Da qui scendere in direzione nord-est fino a circa q. 3680, scavalcando qualche crepaccio. Percorrere un lungo traverso pressoché orizzontale, in cui spesso la traccia taglia pendii abbastanza inclinati, che per un tratto è esposto ai seracchi che sostengono il plateau superiore del Grande Ghiacciaio di Verra. Aggirato infine alla base lo sperone su cui è eretto il Bivacco Rossi e Volante, risalire fino al piede della cresta sud-ovest del Polluce, 3800 m, e da qui tornare lungo la via di salita al Rifugio Guide d’Ayas (2.30-3 ore).

Il tempo e l’età

Una serie di circostanze mi riconduce quest’anno sulla cresta dei Breithorn, già percorsa in traversata con Giulio nel ’90. Due settimane fa, con un ultimo blitz in sci, sono tornato su Roccia Nera e Gemello insieme ai miei pards Paolo e Atz. Dalla cima del Gemello sono rimasto stregato dai pendii e dalle sottili creste di neve stese tra le splendide torri di roccia rossa, in una giornata tanto limpida che sembrava di poterle toccare. Perciò quando il mio amico Roberto mi propone la traversata non ci metto molto ad accettare. Questa volta pernotteremo al Rifugio Guide d’Ayas.

Poiché Roberto, avvocato, lunedì deve essere in tribunale, ci tocca risolvere la partita in due giorni. Usufruiamo del servizio di fuoristrada fino al Pian di Verra Superiore, dove l’automezzo ci lascia insieme ad altri passeggeri alla partenza del sentiero per i rifugi Mezzalama e Guide d’Ayas. Così a metà pomeriggio possiamo sorseggiare un tè fuori del rifugio e poi concederci un’ora di riposo prima della cena.

Nell’accogliente sala da pranzo campeggia un enorme ritratto del ‘Che’, mentre dalla cucina un vetusto impianto hi-fi diffonde voci e note di vecchie canzoni militanti. Un’atmosfera che a qualcuno della mia età può allargare il cuore, ma che tuttavia stride con la tariffa della mezza pensione che restringe in ogni caso il portafoglio, quanto di meno popolare al mondo si possa immaginare.

Il mattino, durante l’attesa della colazione che non arriva mai, abbiamo tempo non soltanto di prepararci a puntino e verificare con cura l’attrezzatura ma anche di visitare quel paio di volte i bagni. Insomma, lasciamo il rifugio un po’ tardi e non siamo nemmeno gli ultimi. Tuttavia è ancora buio e il cielo appare benevolmente stellato. La traccia si snoda sul Grande Ghiacciaio di Verra tra crepacci aperti e ponti bucherellati ma, grazie alla gelata notturna, tutto tiene. Dai piedi della cresta sud-ovest del Polluce scendiamo pigramente verso la Porta Nera mentre sul percorso si sgrana già un certo numero di cordate e con il chiaro siamo al Bivacco Rossi Volante. Da qui tiriamo su dritto per il pendio della Roccia Nera grazie alla presenza di vecchie peste. In cima stiamo giusto il tempo per due foto poi raggiungiamo rapidamente il Gemello.

Perdiamo un po’ di tempo con le due doppie, poi lungo la facile cresta successiva recuperiamo, toccando la cima del Breithorn Orientale in perfetta tabella di marcia. Rimane il tratto più impegnativo, di cui serbo l’incoraggiante ricordo di averlo salito nel ’90 abbastanza velocemente. Guardiamo perciò al resto della traversata con animo tranquillo e ci concediamo una sosta. Sarà l’unica. Con altre due doppie ci caliamo dall’Orientale. Diverse comitive, salite nel frattempo al colletto del Gemello, già ci incalzano mentre alla base della rocciosa cresta del Centrale si inseriscono altre cordate provenienti direttamente dal Colle del Breithorn e si crea così un bell’intasamento. Facciamo fatica a muoverci per raggiungere la base del primo risalto. L’intenzione è di scantonarlo, come feci nel ’90, ma, ora che abbiamo appena tolto i ramponi e non abbiamo alcuna voglia di rimetterli, l’attraversamento di un ripido colatoio gelato ci fa ripiegare nella mischia sulla più impegnativa via originale. L’incrocio di corde con quelli che intanto ci sorpassano rallenta la progressione e richiede autocontrollo. Scaliamo comunque due tiri memorabili, in esposizione e su roccia eccellente.

Il nostro proposito è continuare in conserva protetta o a brevi tiri. E’ che continuiamo a essere tallonati da cordate che procedono più veloci, corda alla mano, e ci obbligano a continue fermate per farle passare. Anche le ore procedono veloci mentre i ricordi si confondono e certi passaggi mi sembrano oggi del tutto diversi. Superato il secondo risalto, all’inizio di una forcella nevosa sottile ed esposta, mi proteggo con un nut prima di traversare. In quel mentre sopraggiungono due spagnoli che, con una certa arroganza, pretendono di passare seduta stante. Questa volta, infastidito, li ammonisco seccamente brandendo involontariamente la piccozza che ho già estratto dallo spallaccio. Non insistono più.

Anche l’attraversamento del terzo risalto mi sembra eterno. Poi finalmente calchiamo la cresta nevosa che porta finalmente in cima al Breithorn Centrale. Per salire all’Occidentale non ci sarebbe molto, seguendo la breve e panoramica cresta nevosa, ma il tempo è volato perciò, se intendiamo rientrare in serata a Torino, dobbiamo concludere qui la nostra cavalcata. Ci guardiamo finalmente attorno appagati e in sintonia con queste montagne. Magari adesso in un paio d’ore siamo al rifugio, ci diciamo. Andando di buon passo ne impieghiamo tre. Alcuni ponti di neve ormai infidi ci inducono a compiere lunghi giri per evitare i buchi. Se non altro, provvidenziali nuvole ci concedono un po’ d’ombra.

Al rifugio siamo rimasti gli ultimi a dover scendere. Prenotiamo un fuoristrada che venga a prelevarci al Pian di Verra poi mettiamo via l’attrezzatura, mandiamo giù qualcosa e ripartiamo. Faccio un confronto con la salita del ‘90 e rifletto su quanto ho impiegato questa volta per la traversata. E non riesco a scacciare il banale pensiero che metterci più tempo e trovare tutto più lungo sia anche una questione d’età.

11-12 luglio 2015

I torrioni del Breithorn Centrale dal Grande Ghiacciaio di Verra
Il Breithorn Orientale e il Gemello visti dal primo gendarme del Breithorn Centrale