Gross Grünhorn

Gross Grünhorn, 4044 m.  Via normale per la cresta sud-sud-ovest dalla Mönchsjoch Hütte (Valle della Lutschine, Oberland); con gli sci.

Caratteristiche: Ascensione mista con un avvicinamento su ghiacciaio con tratti ripidi e crepacciati. Poi una lunga cresta di misto non banale, che nell’ultimo tratto nevoso può presentarsi affilata e con cornici. Qualche pericolo oggettivo sotto i seracchi del Grünegghorn. Gita impegnativa, al cospetto dei ghiacciai più vasti delle Alpi, tra cime glaciali slanciate e scoscese. Panorama su tutte le vette dell’Oberland, in particolare sul Finsteraarhorn, i Fiescherhorn e l’Aletschhorn.

Difficoltà: BSA, PD+

Dislivello: 900 m, di cui 250 m la cresta, più 170 m per salire alla Konkordia Hütte o 500 m per ritornare alla Mönchsjoch Hütte

Carte: CNS 1:50.000 f. 5004, Berner Oberland.

Accesso: Autostrada Gravellona Toce fino a Domodossola, Passo del Sempione, Briga. Conviene lasciare l’auto a Briga e proseguire in treno per Interlaken e poi Grindelwald. Altrimenti proseguire in auto da Briga fino al Grimselpass e poi a Interlaken e Grindelwald. Da qui prendere il trenino a cremagliera fino allo Jungfraujoch.

Avvicinamento: Partenza dalla Mönchsjoch Hütte, 3650 m, raggiunta dallo Jungfraujoch, 3450 m, su facile pistone battuto (0.45 ore). La base della cresta è al colle tra il Grünegghorn e il Gross Grünhorn a circa 3800 m.

Salita: Dalla Mönchsjoch Hütte, 3650 m, discendere l’Ewigschneefeld fino a circa 3150 m, ai piedi della cresta che sale al Grünegghorn (1 ora). Voltare a sinistra e salire il ghiacciaio ripido e crepacciato in direzione del Klein Grünhorn (nord-est), lasciando a sinistra una seraccata. Passare a nord della q. 3537 e, transitando sotto il seracco del Grünegghorn (pericolo di caduta di blocchi di ghiaccio), salire una ripida rampa glaciale sulla destra. Proseguire sempre con direzione nord-est e intorno ai 3800 m, superata l’eventuale crepaccia terminale, portarsi alla sella tra il Grünegghorn e il Gross Grünhorn dove ha inizio la cresta sud-sud-ovest del Gross Grünhorn (2-2.30 ore), dove si lasciano gli sci. Con ottime condizioni della neve è possibile portare gli sci fino alla sella successiva intorno ai 3900 m. Salire la cresta, piuttosto lunga e delicata, sul filo con esposti passaggi di II e III- o, se le condizioni lo permettono, appena a sinistra del filo sul pendio ovest. L’ultimo breve tratto quasi pianeggiante ma molto esposto può presentarsi nevoso, affilato e con cornici fino alla vetta del Gross Grünhorn, 4044 m (2 ore, totale 5-5.30 ore).

Discesa: Scendere lungo la via di salita sull’Ewigschneefeld, a circa 3150 m. Per ritornare alla Mönchsjoch Hütte, risalire il ghiacciaio fino al Mönchsjoch e alla Capanna (3650 m, 4-4.30 ore contando i 500 m di risalita sul lungo e piatto Ewigschneefeld). Per la Konkordia Hütte da q. 3150 discendere l’Ewigschneefeld tenendosi nel corridoio glaciale al margine sinistro della seraccata, ponendo attenzione ai crepacci, fino alla confluenza con lo Jungfraufirn a Konkordiaplatz. Svoltare in direzione sud-est oltrepassando la base del massiccio crestone roccioso Grünegg, attraversare in piano la confluenza del Grüneggfirn fino ai piedi dello sperone su cui sorge il rifugio (circa 2680 m), dove lasciare eventualmente gli sci, e raggiungere la Konkordia Hütte, 2850 m, salendo le lunghe e ripide scale in metallo per circa 170 m (3.30 ore).

Oggetti smarriti

Inseguo una finestra di meteo stabile, intenzionato a realizzare in questo ultimo scorcio di primavera ancora un ‘4000’ scialpinistico in Oberland. In montagna si alternano pioggia e neve, con lo zero termico che oscilla capriccioso tra i 2000 m e i 3000 m. Una volta nevica perfino rosso grazie alla sabbia del Sahara trasportata dallo scirocco. Un’ultima perturbazione deposita ancora sopra i 3000 m neve bianchissima e invernale. All’arrivo del bel tempo a metà giugno contatto subito i miei pards Paolo e Atz, con cui ho progettato la ‘spedizione’. Alla chiamata rispondono entusiasti: è questo il miglior viatico per l’insolita proroga della stagione scialpinistica.

Memore della passata esperienza in Oberland, quando inserii in un programma ambizioso due mete impegnative e non ne portai a casa nemmeno una, quest’anno decido di concentrarmi su un solo obiettivo. Data la stagione già avanzata, debbo scartare l’Aletschhorn, poiché il Grosser Aletschgletscher in basso è ormai privo di neve. Alla Konkordia Hütte mi rassicurano invece sulle perfette condizioni del Gross Grünhorn, il ‘4000’ che si trova sulla stessa cresta dei Fiescherhorn. Prenoto alla Mönchsjoch Hütte e alla Konkordia Hütte in modo da destinare il terzo giorno al rientro per lo Jungfraujoch. Le previsioni, per una volta, sono davvero eccellenti.

A Briga prendiamo posto sul primo treno di una lunga serie e durante il trasferimento diamo una mano a Paolo a ridurre la sua esagerata scorta di viveri. Questa volta dalla Kleine Sheidegg possiamo finalmente farci un’idea della famosa parete nord dell’Eiger che scorgiamo mentre sta inglobando una nuvola nella sua spaventosa concavità come la pianta carnivora un insetto. Ma tant’è, almeno possiamo ammirarla in azione.

Il trenino dell’Eiger ci scodella allo Jungfraujoch e, lungo il noto e battuto itinerario alle pendici del Mönch, giungiamo rapidamente alla Mönchsjoch Hütte: un grande rifugio con pochissima gente, noi soli con gli sci. E, per la felicità del gestore, siamo anche i soli ad alzarci alle 3,30.

Alla luce di una luna quasi piena calziamo gli sci e scendiamo lentamente il piatto e largo Ewigschneefeld che nella parte alta è privo di crepacci. Montiamo le pelli e iniziamo a risalire il ramo laterale del ghiacciaio mentre albeggia. Non vi sono tracce e non scorgiamo alcuno in giro.

Il percorso è abbastanza intuitivo, ma il ghiacciaio, interrotto da molti crepacci anche longitudinali, suscita una certa soggezione. Prima di passare tra una piccola seraccata e un crepaccio, decidiamo di legarci: io a metà corda, Atz a dieci metri, Paolo all’altro capo a quindici metri. Ciò mi consente, procedendo davanti, di contare su due punti di sostegno indipendenti nel malaugurato caso di caduta in un buco. Anche in seguito, sulla cresta, potrò eventualmente recuperare i compagni uno alla volta. In tal modo, però, ad ogni dietro front Atz è costretto a far saltare a valle il tratto di corda che va a Paolo.

 Le piccole seraccate azzurre, che man mano contorniamo, si stagliano sullo sfondo dei piatti ghiacciai che confluiscono in Konkordiaplatz, in cui tutte le sfumature del rosso e del rosa si stemperano nel grigio e nel bianco come un mare di nuvole al tramonto. Dal ripiano sotto al seracco del Grünegghorn cerchiamo di portarci velocemente fuori tiro sulla successiva rampa. La cresta sud-sud-ovest del Gross Grünhorn, di rocce rosso scuro ravvivate dalla luce radente del sole, si erge con piccole frastagliature dal ripido pendio nevoso, segnato da rigole e slavine. La crepaccia terminale, che con diverse fratture taglia tutto il pendio, è ancora poco pronunciata e arriviamo facilmente al colle tra il Grünegghorn e il Gross Grünhorn dove lasciamo gli sci. Trovarci soli quassù di primo mattino affacciati a questa aerea finestra aperta sull’immacolata parete del Finsteraarhorn è una gran sensazione.

Calziamo i ramponi, lasciamo il materiale superfluo accanto agli sci e iniziamo a salire, cercando di sfruttare dove possibile la neve del pendio. In un’oretta giungiamo ad una sella da cui la cresta diviene più impegnativa. Un piccolo gendarme ci induce a traversare nuovamente sul pendio. Procediamo lentamente, spesso uno alla volta. In un tratto in cui proseguire in traverso diverrebbe complicato, ritorniamo in cresta lungo canalini nevosi e speroncini di rocce poco solide.

Io e Atz stiamo recuperando Paolo quando a questi, incomprensibilmente, si sfilano gli occhiali da vista e rotolano rapidamente sulla neve gelata. Gli lasciamo i trenta metri di corda disponibili affinché possa scendere e cercarli. Ma degli occhiali non v’è più traccia. Un attimo di smarrimento, poi Paolo rammenta di averne un paio di riserva nello zaino. Inforca i nuovi occhiali e riprende a salire. Non gli risparmio qualche battuta velenosa.

La cima è poco più avanti, collegata da una breve ma stretta cresta nevosa pressoché orizzontale con qualche piccola e insidiosa cornice sul versante est che precipita sul Fiescher Gletscher. Avanziamo a brevi tiri. In un punto dobbiamo procedere quasi accosciati in delicato equilibrio. In prossimità di un modesto cocuzzolo la neve diventa particolarmente inconsistente costringendoci a comprimerla ad ogni passo prima di caricarvi il peso. Supero il passaggio e mi assicuro alla piccozza dietro la quale faccio passare la corda che va ad Atz e lo invito ad avanzare. Atz pianta la picca davanti a sé ma improvvisamente la neve cede, lui si sbilancia e precipita insieme alla piccola cornice sul ripido pendio che poco sotto termina nel vuoto della parete est. La corda va in tiro e dopo un breve pendolo Atz si ferma. E’ in piedi e si riassesta. Paolo gli lancia una lunga asola della sua corda e lo assicura anche lui. In pochi minuti siamo tutti e tre sull’esigua prominenza nevosa della vetta.

 Poco dopo iniziamo la discesa ripercorrendo il delicato tratto nevoso e la cresta rocciosa. Aggiriamo il gendarme lungo il percorso dell’andata e dai pressi della selletta tagliamo direttamente verso il colle. Rifletto sul rischio che abbiamo corso, ma anche sul fatto che procedere legati uno alla volta per fortuna abbia funzionato.

Calziamo gli sci e abbandoniamo il colle. Il meteo si è mantenuto splendido, una di quelle rare giornate in cui non si vede letteralmente una nube in cielo. Dinanzi a noi la maestosa mole dell’Aletschhorn sovrasta il Grosser Aletschfirn. La sua forma ormai familiare mi sorprende tuttavia ogni volta, con le due spalle poderose del Sattelhorn e del Dreiekhorn a sostenere il velo regale della parete nord, con il meraviglioso dosso dell’anticima sospeso lassù a suscitare nuovi desideri.

Ad una sosta, Atz decide di togliersi il pile. Nell’aprire lo zaino ne fuoriesce il sacchetto dei ricambi che inizia a rotolare. Il tempo di un’imprecazione e il sacchetto si infila inesorabilmente in un crepaccio.

La neve di oggi è la migliore della stagione, un vero godimento. Respiro la brezza di questa splendida discesa. Alla base del ramo laterale dell’Ewigschneefeld voltiamo gli assi a sud e proseguiamo al margine della seraccata solcando neve rosa e poi rossa. La grande solitudine viene rotta dalla percezione di lunghe file di persone che stanno scendendo a piedi dallo Jungfraufirn verso Konkordiaplatz. Tocchiamo il punto più basso della spianata glaciale e spingiamo in falsopiano e poi in leggera salita in direzione dello sperone roccioso su cui sorge la Konkordiahütte, all’inizio della impressionante scala metallica. Qui depositiamo gli sci accanto a un grosso masso. Preso un passo himalayano, percorriamo la lunga teoria di scalini traforati.

 Sull’ampio terrazzo del rifugio sono aperti diversi ombrelloni colorati che gettano una generosa ombra su rustici tavoli e panche di legno sulle quali signore e signorine più o meno discinte prendono amabilmente il sole. In un angolo c’è un banco dedicato alla mescita della birra che viene spillata a ritmo continuo. Sembra di essere alla October Fest. Non ci facciamo certo pregare. Così, eccoci a sorseggiare una saporita weissbier dinanzi a Konkordiaplatz, alla Jungfrau e all’Aletschhorn.

Il mattino partiamo presto. Discesa la scala metallica, mentre albeggia montiamo le pelli, calziamo gli sci e iniziamo la lunga sgambata sullo Jungfraufirn, che si rivela tutt’altro che monotona. Transitiamo ai piedi dell’Ewigschneefeld sulla cui superficie appaiono disegnati innumerevoli arabeschi. Nei colori ancora freddi dell’ombra, la cresta del Gross Grünhorn salita ieri si staglia dietro a seracchi dalle forme più fantasiose. Ci imbattiamo in un piccolo e incantevole lago glaciale sulla cui superficie gelata si rispecchiano, già illuminati dal sole, l’Aletschhorn da un lato e la Jungfrau dall’altro.

Salendo, noto una miriade di insetti stecchiti dal freddo raccolti nelle piccole conche che si formano sulla superficie del ghiacciaio e mi domando cosa li abbia spinti a venire a morire qui. Sull’ultima rampa dello Jungfraufirn ci coglie il sole e il forte riverbero si fa subito sentire. Mi fermo per mettere la maschera da sci. Ma, dove ricordo di averla riposta, non la trovo. Rigiro lo zaino come un guanto ma quella non esce fuori. Data la curiosa coincidenza, subito penso a uno scherzo di Paolo, conoscendone il lato burlone, che ora però è più avanti. Aggirata a sinistra la seraccata centrale sopra la quale troneggia il candido trapezio del Mönch raggiungo finalmente i compagni all’imbocco della galleria dello Jungfraujoch. Paolo si rivela innocente. Anche i miei occhialoni da ghiacciaio sono davvero spariti.

20-22 giugno 2008

Il Gross Grünhorn dalla cima dell’Hinter Fiescherhorn
Il tratto alpinistico della salita al Gross Grünhorn