Mont Blanc du Tacul

Mont Blanc du Tacul, 4248 m. Via normale del versante nord-ovest dal Rifugio Torino (Val d’Aosta).

Caratteristiche: Il percorso, essenzialmente glaciale e tecnicamente non difficile, si svolge su ghiacciai tra i più belli e insieme più facili del massiccio del Monte Bianco. L’attraversamento della Vallée Blanche, infatti, merita già di per sé la gita. Solitamente ben tracciato, l’itinerario non va comunque sottovalutato per la presenza di grandi crepacci nella Vallée Blanche e per l’aggiramento dei seracchi e il superamento dei crepacci sul ripido versante settentrionale del Tacul. Qualche pericolo oggettivo per scariche di ghiaccio in questo tratto. Sulla breve crestina finale qualche facile passaggio di misto. Gita complessivamente lunga, considerata la risalita all’Aiguille du Midi o al Rifugio Torino per il rientro.

Difficoltà: PD

Dislivello: 1100 m (considerata la discesa nella Vallée Blanche), più 300 m di risalita all’Aiguille du Midi

Carte: IGM 1:25.000 f. 27, Monte Bianco; IGN 1:25.000 f. 3531 ET Le Contamines-Montjoie; CNS 1:50.000 f. 46, Courmayeur.

Accesso: Aosta, Courmayeur, Entreves, partenza della funivia dei Ghiacciai a La Palud.

Avvicinamento: Partenza dal Rifugio Torino, 3370 m, dove si giunge in funivia da Courmayeur. La via inizia al Col du Midi, 3532 m.

Salita: Dal Rifugio Torino, 3375 m, salire brevemente al Col Flambeaux, 3407 m, scendere fino a circa 3220 m da cui si diparte la traccia per la normale alla Tour Ronde. Se il ghiacciaio è in cattive condizioni da qui risalire fin verso i 3320 m, sotto i Capucins, dove la traccia transita in zone più sicure, e discendere ad un plafond a circa 3160 m. Altrimenti, con il ghiacciaio in buone condizioni, dal bivio a 3220 m una traccia scende direttamente, attraverso grandi crepacci e seracchi, a questo stesso punto. Dal plafond a circa 3160 m salire al Col du Gros Rognon (3415 m), transitando sotto la Pyramide e il versante meridionale del Mont Blanc du Tacul, e giungere quindi sulla vasta spianata del Col du Midi, 3532 m (3 ore). Seguire da qui la traccia sempre presente della via normale del Mont Blanc du Tacul che, con pendenza crescente (fino a 40°), risale il versante nord-ovest della montagna, scavalcando qualche grosso crepaccio, più o meno aperto a seconda della stagione, e aggirando un paio di seracchi. Uscire sullo spallone ovest del Tacul ad una quota di circa 4100 m (2 ore). Proseguire lungo lo spallone e aggirare il torrione sommitale sulla sinistra giungendo in vetta al Mont Blanc Tacul, 4248 m (0.45 ore, totale 5.45).

Discesa: Si svolge lungo la via di salita fino al Col du Midi, 3532 m (1.30-2 ore). Per rientrare, dal colle occorre poi risalire all’Aiguille du Midi (1 ora). Per ritornare al Rifugio Torino bisogna rifare al contrario la traversata della Vallée Blanche (3 ore).

Carta d’identità

Meta prescelta per il fine settimana di Ferragosto, periodo del quale posso solitamente disporre per una salita in alta montagna, è la traversata della Tour Noire, bella salita nel bacino di Argentiere con partenza dall’omonimo rifugio presso il quale prenoto. Siamo in tre: Pino, un amico che lavora alle Poste e perciò chiamiamo ‘postino’, io e Giulio, in vacanza in Val d’Ayas, col quale abbiamo appuntamento a Verres.

Nel sabato di Ferragosto non ci aspettiamo certo che le strade siano deserte, tuttavia ci è difficile prevedere di rimanere bloccati in coda sull’autostrada per Aosta ben prima di Ivrea. Si procede a singhiozzo, ogni tanto qualche metro. Solo dopo molto tempo giungiamo ad Ivrea. Come non bastasse, Pino s’accorge nel mentre di aver dimenticato a casa la carta d’identità. Addio Tour Noire.

Mentre pensiamo ad un’alternativa, decidiamo intanto di toglierci dall’ingorgo dell’autostrada e proseguire sulla statale. Arriviamo comunque a Verres in grave ritardo. Giulio, già nervoso per l’attesa, ha un definitivo moto di impazienza nell’apprendere la manchevolezza di Pino e si ritira dall’impresa: “Se non altro – dice – riesco a tornare su per il pranzo”. Io e Pino ci rimaniamo male. Da un bar telefoniamo al Rifugio Torino, vero ‘refugium peccatorum’, dal quale, se vi si trova posto, qualcosa di bello si riesce sempre a fare. Hanno posto, dunque prenoto al Torino e poi disdico al Refuge d’Argentiere. Prendiamo in considerazione due possibili mete: l’Aiguille de Rochefort e la normale al Mont Maudit, più vicina e più tecnica la prima, ben più lunga ma sicuramente meno tecnica la seconda che consente l’eventuale ripiego sul Tacul che è pur sempre una gran bella ascensione.

Alle tre del pomeriggio siamo al Pavillon, stazione intermedia della funivia dei ghiacciai dove intendiamo sostare qualche ora per spezzare l’innaturale balzo di 2500 metri. Stesi sull’erba seguiamo il volo di coloratissimi parapendii sparsi per il cielo azzurro. Dopo meno di un’ora però ci stiamo già annoiando. Così ci viene la malsana idea, avendo ancora molto tempo davanti, di acclimatarci salendo al Torino a piedi. Sono 1200 metri di dislivello belli dritti e redditizi. Ho anche gli scarponi nuovi, un’ottima opportunità per collaudarli. Per essere meno masochisti spediamo su i sacchi in funivia e ci avviamo.

Pino non viene meno alla felice irruenza che lo anima e prende la rincorsa. In breve non lo vedo più. Ci mette 1.50 ore. Io, cercando stupidamente di stargli dietro (tanto non c’è storia), ne impiego 2.15 e arrivo su stravolto. Sicché, quando è ora di cenare, mentre Pino si ingozza come un bue (gran fisico quel ragazzo!) io sto veramente male e, lasciato il mio vassoio di cibo all’amico, mi dirigo, anzi corro, verso la toeletta. Morale, poco dopo sono steso in cuccetta a stomaco rivoltato e vuoto, meditando sul fatto che per una cretinata sto rischiando di compromettere questo fine settimana in montagna già tanto complicato.

Al suono della sveglia incredibilmente mi sento benissimo e ho una gran fame. Consumata un’abbondante colazione, partiamo con le frontali per attraversare il Ghiacciaio del Gigante diretti al Col du Midi. La notte ha portato consiglio: meglio l’itinerario più lungo ma più facile. Le frontali quasi non servono: la luna piena ci dona gratuitamente tutta la sua luce stroboscopica.

Il resto non ha quasi storia. L’alba sul Col du Midi con un freddo polare, una spanna di neve fresca a coprire il ripido e seraccato versante nord-ovest del Tacul, il superamento del crepaccio a metà salita e l’arrivo sullo spallone a 4000 metri, dove dobbiamo decidere se proseguire o fermarci al Tacul. La saggezza suggerisce di accontentarsi. Sospingendo Pino, piuttosto restio e già pago per aver raggiunto la prima cima, saliamo anche la seconda per una facile e breve crestina di misto.

La serenità e la rilassatezza che mi pervadono ben si accompagnano alla contentezza un po’ burbera e scontrosa di Pino, come è nel suo carattere. È il suo primo ‘4000’ nel gruppo del Bianco e non lo avrebbe certo salito se non avesse dimenticato a casa la carta d’identità.

15-16 agosto 1992

Mont Blanc du Tacul, con Mont Maudit e Monte Bianco in secondo piano
Salendo al Mont Blanc du Tacul