Nadelhorn

Nadelhorn, 4327 m. Via normale per la cresta nord-est dalla Mischabel Hütte (Saastal).

Caratteristiche: Grande classica, molto frequentata. L’avvicinamento si svolge su ghiacciaio più o meno crepacciato, a seconda della stagione, con un pendio ripido. La lunga cresta è estetica e aerea, abbastanza facile e in gran parte nevosa, con brevi tratti su roccia facile o misto. Ascensione con scarsi pericoli oggettivi, comunque da non sottovalutare e complessivamente abbastanza faticosa.

Difficoltà: PD-

Dislivello: 1000 m

Carte: CNS 1:50.000 f. 5006, Matterhorn Mischabel; CNS 1:25.000 f. 1328, Randa

Accesso: Autostrada Gravellona Toce fino a Domodossola, Passo del Sempione, Briga; oppure autostrada di Aosta, Gran San Bernardo, Martigny. Da Briga o da Martigny percorrere la valle del Rodano fino a Visp. Da Visp svoltare nella Mattertal e seguirla fino al bivio di Stalden, qui prendere a sinistra per la Saastal e seguirla fino a Saas Fee.

Avvicinamento: Punto d’appoggio è la Mischabel Hütte, 3340 m. A Saas Fee dirigersi alla partenza della cabinovia di Hannig. Dalla stazione superiore, 2350 m, prendere il sentiero ben segnalato che inizialmente scende con un lungo traverso fino a 2300 m circa. Da qui il sentiero sale decisamente a tornanti fino a 2850 m, dove inizia il faticoso tratto attrezzato con pioli, scalette e cavi metallici che segue fedelmente la rocciosa cresta dello Schwarzhorn fino alle due capanne della Mischabel Hütte (3.30 ore). L’attacco della cresta è al Windjoch, 3850 m.

Salita: Dalla Mischabel Hütte seguire il sentiero (breve tratto attrezzato) che percorre la cresta di roccette e detriti alle spalle del rifugio fino all’Hohbalm Gletscher, ad una quota di circa 3600 m. Mettere piede sul ghiacciaio e superare una prima zona più o meno crepacciata, in base alla stagione. Attraversare con largo semicerchio in direzione nord il vasto ripiano glaciale, solitamente ben tracciato (qualche crepaccio), transitando sotto la spettacolare parete nord-est della Lenzspitze. Oltrepassata l’eventuale crepaccia terminale, con ascesa su ripido pendio (40°), che in stagione avanzata può presentarsi in ghiaccio e crepacciato, giungere sul Windjoch, 3850 m, ampia sella tra l’Ulrichshorn e il Nadelhorn (1.30-2 ore). Seguire ora la cresta nord-est del Nadelhorn che con 500 m di dislivello conduce alla vetta. La cresta, inizialmente larga, diviene poi più stretta e movimentata da un paio di modeste asperità rocciose che sono aggirabili a destra su neve. In caso di ghiaccio, superare direttamente le roccette con brevi passaggi di II. L’ultimo torrione si può contornare inizialmente a destra per un ripido pendio nevoso (40°) oppure a sinistra per rocce articolate e neve (II-). Il breve tratto roccioso finale si supera con passi di II-, giungendo sull’esigua sommità del Nadelhorn, 4327 m (1.30-2 ore, totale 3-4 ore).

Discesa: Si svolge lungo l’itinerario di salita (2-2.30 ore fino al rifugio).

Corsa contro il (mal)tempo

Questa volta l’incastro tra partenze vacanziere e impegni vari è davvero un’opera di cesello, una concatenazione di circostanze che ha poche chance e può stare in piedi solo a condizione che il meteo non faccia scherzi. Destinazione è il Nadelhorn da Saas Fee.

Tutto nasce da una telefonata di Alberto che mi raggiunge sul molo di Olbia mentre sto rientrando a Torino al termine di una vacanza con la famiglia. Alberto e il suo amico Lino intendono salire il Nadelhorn nel fine settimana successivo. Colgo al volo la proposta e, appena a casa, mi attivo per seguire i bollettini meteo e prendere informazioni al rifugio, la Mischabel Hütte. Coinvolgo anche Paolo e Atz, che ne sono entusiasti. Alberto mi comunica poi che Lino non ci potrà essere. Prenoto alla Mischabel Hütte per quattro. C’è posto solo venerdì mentre sabato il rifugio è al completo, il che ci costringe a chiedere un giorno di permesso e comprimere obbligatoriamente i tempi della gita in due giorni.

Arriviamo a Saas Fee giusto in tempo per prendere la prima cabinovia di Hannig del pomeriggio. Quando ci mettiamo in marcia, nuvole bianche coprono il sole e spira una brezza fresca. Il sentiero inizia in sordina, addirittura con un tratto in discesa, ma quando finalmente comincia a salire non molla mai, una tirata senza tregua, con continue ripide svolte, fino al tratto attrezzato piuttosto faticoso che percorre una lunga cresta rocciosa. Alla Mischabel Hütte vi sono una quarantina di persone. Il rifugio è molto accogliente, gestito da un energico simpaticone dai folti capelli bianchi che a fine cena informa tutti solennemente che domattina la colazione sarà servita alle 3,45.

Alla sveglia il gestore annuncia che il tempo è brutto e intima di tornare tutti a dormire. Nonostante i bollettini meteo prevedano possibili temporali soltanto nel pomeriggio, in effetti il cielo è brumoso e autunnale, con nuvoloni neri a incappucciare la Lenzspitze e il Nadelhorn. Qualcuno protesta. Il morale è a terra. Tempo di riaddormentarci e veniamo svegliati da una seconda chiamata. Il gestore dice che il meteo “è ok”. Usciamo per dare uno sguardo. Sta piovendo! Probabilmente il fatto che la colazione non venga servita oltre le 5 ha il suo peso. Il gestore asserisce che il tempo migliorerà. Dopo colazione effettivamente cessa di piovere, ma le montagne alle spalle del rifugio restano avvolte da una nuvolaglia nera mentre dalla bassa valle salgono altre nubi.

Si parte che è chiaro da un pezzo ed è già un po’ tardi. Mentre calziamo i ramponi e ci leghiamo al margine dell’Hohbalm Gletscher, compare perfino qualche squarcio di azzurro. Poi tutto si richiude. Saliamo fino al Windjoch per valutare il da farsi. Diverse cordate proseguono, così decidiamo di salire anche noi: “Mal comune, mezzo gaudio”. Lungo la cresta veniamo investiti da raffiche gelate di tormenta che si infila in tutte le pieghe dei vestiti e la visibilità si riduce a una ventina metri. Ogni tanto però le nuvole sembrano assottigliarsi e in trasparenza appare il pallido disco del sole.

Sotto l’ultimo sperone roccioso finalmente il velo di nubi si solleva e scorgiamo la croce di vetta. Quassù non c’è spazio per due persone e dobbiamo fare i turni per salirvi. Man mano il sereno si fa largo, si scopre la vicina Lenzspitze con la sua celebre parete nord e la cresta movimentata da innumerevoli torrioni che la unisce alla nostra cima. Il Dom si erge maestoso e bianco come spuma. Dalla Nadelgrat orridi canaloni con fondi di ghiaccio nero scendono ripidi sul Riedgletscher.

L’arrivo di un’altra cordata ci costringe a scendere. Ormai la tormenta è solo più quella sollevata dalle rabbiose folate del vento. Col sole scendiamo facilmente i pochi passaggi che ci hanno impegnati in salita. Il Windjoch oggi è quanto mai fedele al suo nome. Resistiamo anche qui pochi minuti. Dopo avere riattraversato il pianeggiante Hohbalm Gletscher, sprofondando un passo sì e l’altro anche in una melma che non si può chiamar neve, siamo alla morena.

Al rifugio ci fermiamo appena mezz’ora, giusto per festeggiare l’insperato successo con una birra. Poi ci incamminiamo lungo il tratto attrezzato sotto una leggera pioggia. Non possiamo certo correre. Per raggiungere gli impianti di Hannig il tempo stringe, visto che l’ultima corsa è alle 16,45, e bisogna affrettarsi. Mentre Atz ed io aspettiamo Alberto, rimasto un po’ indietro, Paolo parte a razzo con il compito di impietosire l’uomo degli impianti affinché ci aspetti. Arriviamo trafelati alla stazione di Hannig, insieme ad Alberto, appena in tempo. L’uomo degli impianti, peraltro, indotto alla pietà dall’aria stralunata con cui Paolo si è presentato, dice che ci avrebbe comunque aspettati. Lo ringraziamo di cuore.

Giungiamo ben cotti al parcheggio. Facciamo turni rigorosi alla guida, dopo aver verificato che anche Alberto abbia con sé la patente. A Torino lascio l’amico alla stazione di Porta Nuova poco prima dell’ultimo treno per Genova. Poi sono finalmente a casa. Mi pare di udire ancora l’eco di un’ultima frase di Alberto, che più o meno suona così: “Certo che basterebbe programmarle un po’ meglio queste gite per non doverle fare sempre di corsa…”

15-16 luglio 2005

In salita lungo la normale per la Cresta Nord-Est al Nadelhorn
La parte finale della normale al Nadelhorn